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I campi nomadi: una scelta di politica abitativa italiana

 

Note biografiche degli intervistati

   
Il campo nomadi è una scelta di politica abitativa italiana, non è una forma dell'abitare frutto di una presunta "cultura nomade".
Il campo nomadi è un luogo segregante. Il fatto che a partire dagli anni Settanta i gruppi zigani siano stati forzati dentro un'unica tipologia abitativa, il campo nomadi, ha avuto gravi conseguenze non solo sulla qualità di vita delle persone, ma anche sui rapporti fra questi gruppi e le società urbane in cui risiedono.

 Piasere L., "Che cos'è un campo nomadi?", in Achab, n. VIII2006pp. 8-16.

 Argiropoulos D., "L'immobilità del campo 'nomadi'", in Animazione sociale, n° 2, febbraio 2007.


Campo regolare di via Bonfadini, Milano (Italia), isolato sui tre lati dal resto della città.
Via Novara 523. Storie di padri e madri rom - Italia, 2010

Realizzato da Gaetano Maffia, all'interno del campo nomadi comunale di via Novara a Milano. Nel documentario la voce narrante (che interpreta una delle adolescenti del campo) accompagna in un viaggio tra le storie di migrazione, la quotidianità, i progetti e le attese per il futuro di alcuni dei rom kosovari e macedoni qui residenti.


Parte 1

Parte 2

Parte 3


Campososta - Roma (Italia)
 

di Stefano Liberti, Enrico Parenti.
Prodotto da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundation (2013, 8').
Il campo attrezzato di Via Salone a Roma è il campo regolare rom più grande d'Europa. All'interno vivono circa 1200 persone rom di varia origine (rumeni, serbi, montenegrini, bosniaci). Il campo è fuori dal Grande Raccordo Anulare, non è collegato con i mezzi pubblici e non ha alcuno spazio comune. La distanza tra i container dove vivono le famiglie è di circa due metri. I bambini vanno la mattina a scuola in istituti molto lontani grazie a un servizio di pulmini e – date le distanze e il traffico mattutino - arrivano quasi sempre in ritardo di almeno un'ora.
All'interno del campo la tensione è alta. Le varie comunità non comunicano, il livello di istruzione è bassissimo, altissimo quello di disoccupazione. Il mini-doc segue la quotidianità del campo: i bambini che vanno a scuola, gli adolescenti che trascorrono le giornate a non far nulla (molti, pur essendo nati in Italia non hanno la cittadinanza, quella di origine l'hanno perduta in seguito all'implosione dell'ex Jugoslavia); gli adulti, uomini e donne, che tentano di sbarcare il lunario con lavori di fortuna. Il "campo sosta" di via di Salone è l'emblema della politica di ghettizzazione su base etnica dei rom operata dalle amministrazioni comunali di Roma dal 1994 a oggi.


Campo del Poderaccio, Firenze (Italia)


Foto di Lorenzo Monasta, scattate nel dicembre 2001, in parte poi pubblicate in Hasani B., Monasta L., "Vite costrette. Un viaggio fotografico nel campo rom del Poderaccio", Verona, Ombre Corte, 2003.

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Campi comunali di via Novara e di via Triboniano, Milano (Italia)


Il campo di via Triboniano, regolarizzato nel 2007 e poi chiuso nel 2011, ha ospitato circa 550 Rom slavi e romeni. 
© Donatella De Vito.

Il campo di via Novara, istituito nel 2001, ha ospitato circa 200 rom tra cittadini kosovari e macedoni, molti dei quali rifugiati politici. Dal 2008 al 2013, il Comune ha avviato la chiusura del campo accompagnando le famiglie a differenti soluzioni abitative. 
© Caritas Ambrosiana.

 

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Campo di via Bonfadini, Milano (Italia)


© Alessandro Serranò - tutti i diritti riservati.

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