In Italia, le comunità romanès con cittadinanza italiana si suddividono in:
- Rom di antico insediamento; sono circa 50.000 persone, sono presenti nelle regioni centro-meridionali e vivono principalmente nelle case; svolgono l’attività di commercianti di auto usate e di carne equina (un tempo di cavalli), ma sono anche ambulanti, proprietari e gestori di negozi, bar, ristoranti, nonché operai, atleti (boxer e calciatori), infermieri professionali, dipendenti comunali, assicuratori, artigiani, artisti, piccoli imprenditori e insegnanti.
- Sinti di antico insediamento; sono circa 50.000 persone, sono presenti nelle regioni centro-settentrionali e sono soprattutto circensi (si pensi alle grandi famiglie degli Orfei e dei Togni) e giostrai; vivono in lussuosi camper e roulottes; molti sono dediti, come i Rom italiani, ad altre comuni attività, ma sono anche saltimbanchi e burattinai; tanti vivono nelle case, ma molti, per opportunismo e storia familiare, anche nei campi nomadi.
Le comunità romanès straniere in Italia sono fondamentalmente rom di recente immigrazione e si possono distinguere in:
- Rom della ex-Jugoslavia, sono circa 30.000 individui (arrivati in Italia, a diverse ondate a partire dagli anni Sessanta) molti dei quali arrivati negli anni Novanta in seguito alla pulizia etnica e alla guerra dei Balcani; vivono principalmente nei campi nomadi. Pochi hanno ottenuto la cittadinanza italiana e moltissimi non hanno neanche più una patria di origine: questo pone un problema di “apolidia de facto” che però non è riconosciuta dall’autorità italiana.
- Rom rumeni di recentissima immigrazione arrivati sia prima che dopo l’entrata della Romania nell’Unione Europea; sono circa 40.000 persone, vivono nei campi nomadi e nelle baraccopoli. Sotto il regime di Ceausescu essi erano stati forzati ad abbandonare il nomadismo assimilati al sistema di educazione e di produzione dello Stato socialista, così come era accadute pure in molti altri Paesi del’Est Europa. Ma con la fine del socialismo e la non facile transizione alla democrazia la popolazione rom romena tornata ad essere vittima di una stigmatizzazione sociale avversa, ridestatasi dopo decenni di quiescenza nel profondo della società.
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